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sabato 12 dicembre 2015

Il tema di Alessio Pignatelli, secondo classificato 2015 nella sezione biennio

TEMA

- 1915-2015: centenario dell’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra.
Testimonianza della dedizione e del sacrificio profusi nel corso della Prima Guerra Mondiale, è la motivazione della 1ª Medaglia d’Oro al Valor Militare di cui fu insignita il 5 giugno 1920 la Bandiera dell’Arma (motivo per cui la Festa dell’Arma si celebra sotto questa data): “Rinnovellò le sue più fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi d’Italia”.
Approfondisci con una ricerca ed esponi gli eventi bellici che più ti hanno colpito di quei terribili anni; commenta con tue riflessioni sia questi, che il gravoso ruolo svolto dai Carabinieri, i quali, oltre all’assolvimento dei compiti tradizionali di mantenimento dell’ordine pubblico nel Paese, furono impegnati a presidiare le prime linee durante le avanzate dell’esercito austro-ungarico, ad assistere e organizzare le retrovie sconvolte dalle colonne di popolazione civile in fuga, a svolgere delicate missioni di spionaggio e controspionaggio, ad esercitare compiti di polizia militare e ad eseguire le sentenze dei tribunali contro disertori e traditori.

SVOLGIMENTO


"Morire , non ripiegare".

Così Cadorna era solito dire per incitare l’esercito italiano a prove di tenacia ed eroismo. Quest’ultimo dimostrò subito la comprensione di tali parole.
 Il ruolo dell’Arma nella battaglia dei Podgora è stato, infatti, uno dei più limpidi esempi di caparbio attaccamento al dovere. Il 19 luglio 1915, a poco meno di due mesi dall’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 24 maggio, il II° e il III° Battaglione misero in atto una straordinaria avanzata “alla baionetta” verso quota 240 del monte Podgora, presidiata dalle trincee austriache.
Alle 10,45 venne dato l’ordine di assalto e il III° Battaglione dispose le proprie compagnie su tre successivi allineamenti. Il fuoco nemico, particolarmente intenso, portò ad un rallentamento della parte centrale della prima linea, costituita dall’8° Compagnia. Tale rallentamento provocò, inizialmente, un parziale arresto della 7° Compagnia, che costituiva la seconda linea, tuttavia quest’ultima riuscì, con un movimento molto ardito, a scavalcare il reparto che la precedeva e a raggiungere i reticolati nemici.
In quest’azione straordinaria perse la vita, tra gli altri, il Capitan Losco, primo ufficiale dei Carabinieri a trovare “gloriosa” morte in battaglia nella Grande Guerra.
Anche la 9° Compagnia, insieme al II° Battaglione, con gran coraggio, riuscì a raggiungere i reticolati, dove l’esercito italiano, malgrado l’intensità del fuoco austriaco, consolidò le proprie posizioni.
Questo assalto dimostrò l’eccezionale valore dei Carabinieri, i quali, come scrisse il Comandante della Brigata Pistoia, “stettero saldi ed impavidi sotto la tempesta di piombo e ferro che imperversava da ogni parte”.
Nel corso dei quattro lunghi anni di conflitto, l’esercito italiano non visse unicamente giornate di gloria, ma anche grandi sconfitte. La disfatta più importante si verificò tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 e passò alla storia come battaglia di Caporetto.
Con la crisi della Russia dovuta alla rivoluzione socialista, l’esercito austro-ungarico poté trasferire numerose truppe dal fronte orientale a quello italiano. Alle 2 del 24 ottobre i soldati nemici iniziarono il loro assalto, cogliendo tatticamente impreparato il Comando italiano, che fu costretto nei giorni successivi ad ordinare la ritirata prima verso il Tagliamento, poi fino al Piave.
Fu proprio in quelle tragiche giornate che emerse maggiormente l’opera dei Carabinieri, che si distinsero in un’azione senza limiti di competenze. Dovettero mantenere le truppe compatte  e, allo stesso tempo, proteggere l’esodo della popolazione civile.
Particolarmente gravoso fu tenere a bada gli “sbandati”, cioè quei militari che, per paura oppure perché si sentivano traditi dai superiori, si davano alla fuga, mettendo a rischio non solo la propria incolumità, ma anche quella dei compagni. Tra i compiti dell’Arma vi era infatti, anche quello di reprimere i disertori, ma normalmente intervenivamo dopo una sentenza del Tribunale. Durante quella ritirata, però, furono costretti ad agire arbitrariamente, spesso a rischio della loro stessa vita.
Riuscirono a controllare la situazione in modo da evitare perdite maggiori e a permettere una riorganizzazione dell’esercito, che costituì una nuova linea difensiva sul Piave.
Se è vero che “la forza si dimostra passando attraverso difficoltà senza arrendersi”, allora l’Arma deve essere orgogliosa del valore mostrato nella Prima Guerra Mondiale. L’operato nella Grande Guerra viene ricordato proprio perché ciascun Carabiniere è fiero di indossare la propria divisa, testimoniando con le parole  e con l’esempio gli ideali gloriosi che rappresenta.
Trovo, pertanto, giusto e coerente, che i militari che, ai giorni nostri, si distinguono in azione eroiche, vengano premiati nel giorno della Festa dell’Arma , in quanto questa è stata fissata il 5 giugno poiché in questa data nel 1920 la Bandiera dell’Arma è stata insignita della prima Medaglia d’ Oro al Valor Militare, in virtù dello straordinario operato nella Grande Guerra.


Alessio Pignatelli

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