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domenica 9 dicembre 2018

Il tema di Emma Pelizza, un dialogo romanzato tra la nostra Costituzione e il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa. La vincitrice del biennio fa il bis, dopo il successo dello scorso anno, con questo tema che ha fortemente emozionato tutti i membri della Commissione Esaminatrice.


La nostra Costituzione è in parte una realtà, ma soltanto in parte è una realtà. In parte è ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno di lavoro da compiere. Quanto lavoro avete da compiere! Quanto lavoro vi sta dinanzi!” (Pietro Calamandrei) 

Settant’anni di Costituzione della Repubblica Italiana, settant’anni di lavoro svolto da tutti coloro che hanno creduto e credono negli ideali alla base di questo documento, cardine della legalità. 
Ciascuno di noi è ogni giorno chiamato a collaborare attivamente affinché le parole della Carta Costituzionale diventino realtà. 
Immagina di essere un appartenente all'Arma,  istituzionalmente deputata a difendere la legalità, che incontra, in carne e ossa, la Costituzione. Insieme discuterete dei sogni e dei desideri realizzati, dei rimpianti e dei progetti ancora all’orizzonte.

Svolgimento
Premessa:
nello svolgimento di questo tema, ho voluto immaginare un breve dialogo “romanzato”  tra la nostra Carta costituzionale impersonificata da una bella signora che incontra casualmente un Carabiniere molto “speciale” e ammirato (soprattutto da mio padre, anche lui Carabiniere, e ricorrente nei suoi ricordi quale esempio di correttezza morale):  Carlo Alberto dalla Chiesa.

Generale: Buonasera Signora.
Costituzione: Buonasera, chi siete?
Generale: Sono un Carabiniere.
Costituzione: Ah, …e come vi chiamate?
Generale: Carlo Alberto. Carlo Alberto dalla Chiesa.
Costituzione: Indossate proprio una bella divisa: che grado avete?
Generale: Sono un Generale: per la precisione, Generale di Corpo d’Armata.
Costituzione: Raccontatemi di voi Generale.
Generale: Sono nato in Piemonte, anche mio padre era Generale dei Carabinieri. Insomma siamo una famiglia di tradizione militare. Io però Vi conosco bene perché, Signora,  io… io vi ho visto nascere.
Costituzione: Addirittura?
Generale: Si. Siete nata in un momento molto difficile per questo Paese…ma preferirei tralasciare…
Costituzione: Continuate, Generale, vi prego.
Generale: L’Italia usciva da una guerra, la seconda Guerra Mondiale, una guerra fratricida. Tutto era distrutto; c’era da ricostruire e soprattutto da ripristinare la pace. Ed è così che siete nata, in un freddo inverno del 1947: un insieme di persone colte ed onorevoli Vi hanno generato, i Padri Costituenti. Ricordo che, a quell’epoca,  io ero un giovane ufficiale e svolgevo il mio servizio in Campania combattendo, insieme ai miei valorosi uomini, così come ho sempre fatto, i banditi. Ma, tornando a Voi, mia bella Signora, Voi dovete sapere che rappresentate la massima espressione della Legge. Siete la sintesi di ciò per cui molti italiani hanno combattuto sino all’estremo sacrificio: la libertà. Voi siete stata creata nel genuino progetto di una vita onesta, basata sul lavoro e dove tutti avessero pari diritti e dignità.
Costituzione: Ah…  quindi, se ho capito bene, da allora in poi è filato tutto “liscio come l’olio”?
Generale: Non proprio.
Costituzione: E cos’altro è successo?! Ma, gli Italiani non erano contenti?
Generale: Purtroppo, nonostante gli iniziali buoni propositi ed un periodo di benessere, sono arrivati nuovamente tempi tristi.
Costituzione: c’è stata un’altra guerra mondiale?
Generale: non proprio. Non è stata una guerra come quella che personalmente avevo già  vissuto, con un nemico facilmente riconoscibile. E’ stata una guerra subdola, creata da opposte fazioni che volevano prevaricare l’una sull’altra, ma col fine comune di sovvertire quello che era l’ordine democratico. Sono stati momenti bui: c’era il Terrorismo. Tempi in cui anch’io ho pensato che le nostre fatiche, il desiderio di creare un futuro migliore in un paese civile, fossero stati solo un miraggio. In quel periodo ho perso molti dei miei Carabinieri. Ma, poi, è prevalsa in tutta la Nazione la volontà di non lasciarsi travolgere da una spirale d’odio e nonostante non sia stata un’impresa facile, anche questa volta, le cose sono andate via via migliorando.
Costituzione: oh, bene, finalmente una buona notizia. Ma, mi perdoni, Generale, vedo solo adesso che la sua divisa è sporca.
Generale: no, non è sporca. E’ solo macchiata di sangue.
Costituzione: Oddio… E’ di chi è quel sangue?
Generale: è il mio, ma c’è anche quello di mia moglie Emanuela. Siamo stati uccisi insieme un po’ di tempo fa. Era estate, faceva molto caldo: era il 3 di settembre del 1982. Quel giorno venne ferito a morte anche Domenico,… Domenico Russo il mio agente di scorta: aveva solo 31 anni.
Costituzione: mah… voglio capire. Non c’era la guerra, il Terrorismo era finito: e allora, cos’è successo ancora?
Generale: io all’epoca ero stato da poco nominato Prefetto in Sicilia, a Palermo precisamente. Era un fatto eccezionale che un Generale dei Carabinieri venisse nominato Prefetto ma il Governo di quel tempo aveva visto in me l’uomo giusto per riportare in quella bellissima terra un segno tangibile della presenza dello Stato.  In quel breve periodo, insieme alle Forze dell’ordine e alla Magistratura abbiamo lavorato sodo, ma forse, non abbastanza. Fatto sta che uomini vili, aggregati tra loro in un’organizzazione criminale molto potente hanno pensato bene di togliermi di mezzo.
Costituzione: e allora? Tutti i diritti che io porto in serbo, il lavoro, la giustizia, la dignità dell’uomo….non sono serviti a nulla!
Generale: assolutamente no, Signora, questo non dovete nemmeno pensarlo! Vedete, quelle persone che mi hanno ucciso e hanno tentato in questo modo di oltraggiarVi, di calpestarVi, hanno trovato poi uomini e donne, insomma altri Italiani altrettanto valorosi che si sono impegnati e sono riusciti a scovarli e a emarginarli nelle patrie galere.
Costituzione: sono veramente costernata che siate però morto in un modo così tragico Generale.
Generale: anch’io ne sono dispiaciuto. E, purtroppo, devo dirvi, ancora, che non sono stato l’unica vittima di quella che viene comunemente definita “Mafia”, ma che altro non è che un fenomeno sociale ed umano e che, come tale, ha avuto un inizio e avrà anch’esso, sicuramente, una fine. Altri uomini delle Istituzioni, ma anche normali cittadini hanno dedicato la loro esistenza e tuttora si adoperano, affinché quanto da Voi enunciato, permanga come una solida realtà nel popolo di questo Paese.
Costituzione: si, ma Voi però… non esistete più.
Generale: in parte è vero. Ma chi ci ha eliminato lo ha fatto solo fisicamente. Le nostre azioni, il nostro pensiero non sono morti. Essi vivono e sono stati raccolti come esempio da altri che credono nei Vostri principi e che non si faranno zittire pavidamente. E sono altrettanto certo che i miei “colleghi”, in questo, sapranno certamente distinguersi con onore.
Costituzione: Lo penso anch’io, caro Generale.  Beh, è giunto il momento di salutarci. Grazie per ciò che ha fatto per me e per  l’Italia.
Generale: L’ho fatto con passione, credendo fermamente nella bontà delle mie idee: e quando ci si applica con passione non si sente la fatica. Ci si può stancare fisicamente, ma per quello basta un po’ di riposo: giusto  per recuperare le energie. Ed io, adesso, ho molto tempo per riposare. Buonanotte Signora Costituzione.
Costituzione: Buonanotte Carlo.


Emma Pelizza

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