1915-2015: Centenario dell’ingresso dell’Italia
nella Grande Guerra.
Testimonianza della dedizione e del sacrificio profusi nel corso della
Prima Guerra Mondiale, è la motivazione della 1ª Medaglia d’Oro al Valor
Militare di cui fu insignita il 5 giugno 1920 la Bandiera dell’Arma (motivo per
cui la Festa dell’Arma si celebra sotto questa data): “Rinnovellò le sue più
fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di
fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi
d’Italia”.
SVOLGIMENTO
Duecentoventi
gli alberi del Viale della Rimembranza, a Novi Ligure, vicino alla mia casa.
Non mi ero mai posta la domanda su quegli
alberi e sono stati una vera scoperta in occasione di questo mio lavoro, mentre
mi documentavo alla ricerca dei nomi dei
valorosi militi novesi e del basso Piemonte distintisi nel corso della
Grande Guerra.
Nel 1923, un gruppo di bambini della scuola elementare Pascoli di Novi
ligure piantò 237 alberi nel viale della Rimembranza: un albero per ogni novese
caduto nella Prima guerra mondiale.
Mi crea una certa tristezza sapere che ai giorni nostri, per scelte
varie, politiche e strategiche, diversi alberi sono stati abbattuti: è come se
mancassero alla memoria collettiva alcuni nomi di eroi.
Non conoscevo gli eventi della Grande
Guerra, poiché a scuola il primo ‘900 è stato poco approfondito.
In questo conflitto non mancò il grande contributo dell’Arma. Numerosi
sono stati i Carabinieri valorosi; ho potuto nominarne solo qualcuno, cercando
di ricordare prevalentemente quelli del basso Piemonte.
L'aeronautica
fu una componente estremamente importante per via degli aerei in supporto ai
soldati in trincea. Memorabili restano le parole del leggendario Barone Rossoin
una lettera alla madre: " Quando volo al di sopra delle trincee
fortificate e i soldati gridano di gioia.... Madre, questa è la mia ricompensa
più bella".
Ben 173
furono i piloti militari che si arruolarono nelle file dei Carabinieri,
numerosi dei quali si distinsero per audacia e competenza.
Ernesto
Cabruna, tortonese, a 18 anni si arruolò nei Carabinieri a Roma.
Già a 19
anni si distinse nelle operazioni di salvataggio delle popolazioni durante il
terremoto che nel 1908 colpì la Calabria e la Sicilia.
Gli venne
assegnato il comando della Stazione Carabinieri di Salbertrand, ma decise di
partecipare come volontario durante una battaglia sull'altopiano di Asiago nel
1915, vedendosi assegnata la medaglia di bronzo
al valor militare per aver coraggiosamente soccorso dei feriti.
Tra i
piloti merita sicuramente di essere ricordato il Maggiore Cosma Manera che
riuscì a salvare un gruppo di soldati prigionieri nelle steppe siberiane
organizzando due plotoni e, tra varie avventure, li riportò in salvo in Manciuria, Cina, soccorrendone circa
8000.
Le trincee
erano come dei gironi danteschi in cui i soldati vivevano in condizioni
disumane, con il costante pensiero della morte fuori da quel rifugio da cui
dovevano uscire e combattere con baionette, mazze ferrate, vanghe e qualche
mitragliatrice. Sapevano che ogni loro giorno sarebbe potuto essere l'ultimo,
ma dovevano obbedire all'ordine degli ufficiali.
La
solidarietà era un valore ben presente: il vivere in quel modo angusto,
umiliante, sacrificato li faceva sentire coesi e "nella stessa barca".
A volte
c'erano delle ribellioni che venivano sedate con la fucilazione.
Tutti gli
italiani, nessuno escluso, venivano chiamati alla guerra e chi scappava o
cercava rifugio nelle campagne veniva ricercato dai Carabinieri.
I compiti
dell’Arma erano diversi: dovevano difendere le città da incursioni nemiche, si
occupavano di prevenzione e repressione dei reati comuni, vigilavano sulle
truppe di soldati durante i trasferimenti, proteggevano obiettivi sensibili
come armerie, porti, linee ferroviarie, si occupavano della ricerca di
disertori, proprio come il Carabiniere Luigi Sorgente, ucciso per mano di un fuggiasco.
Il caos
regnava ovunque e spesso si trovavano a dover sedare rivolte popolari esplose
per la penuria di cibo, come accadde a Torino dove fu incendiata la chiesa di san Bernardino.
Non era una
novità per i Carabinieri essere impiegati in eventi bellici, ma quello della Prima
guerra mondiale fu il primo di proprozioni tanto vaste. Benché non fossero
impiegati direttamente sui campi di battaglia, migliaia di uomini dell’Arma
persero la vita collaborando coi combattenti e proteggendo i civili.
Edmondo De
Amicis descrive, nel sacrificio del Tamburino sardo, seppure di molti anni
prima, una scena che era consueta
durante i conflitti, con i Carabinieri a protezione della città e i cittadini
certi di potersi rivolgere a loro in
caso di bisogno.
Sicuramente
uno dei compiti più ingrati era la ricerca dei disertori che, una volta
catturati, laddove non si recassero con immediatezza al fronte, venivano
fucilati, spesso dai loro stessi commilitoni, per rendere la punizione più
esemplare.
Il 19
luglio del 1915 tre battaglioni di Carabinieri furono protagonisti dell'assalto
al monte Podgora, viatico nella riconquista di Gorizia. Erano stati mandati in
1600 e, nell'attesa che venisse loro ordinato l'attacco, contrassero il colera.
Circa 300 di loro perirono per l'epidemia, mentre i sopravvissuti non versavano
in buone condizioni. Il 19 luglio arrivò l'ordine di partire all'attacco e tutti,
ufficiali e non, balzarono fuori dalla
trincea, attraverso il filo spinato. Gli ufficiali, con la pistola in pugno,
inneggiando alla famiglia reale italiana, guidavano le truppe perendo per primi,
mentre davano l'esempio ai subordinati.
I giornali austriaci parlarono di uomini che "parevano ubriachi". Probabilmente
l'alcool rappresentò per tanti soldati l'unico sistema per farsi forza in una
guerra dalle modalità assurde. Si dice che molti utilizzassero l'assenzio,
potentissimo alcolico, proprio per avere il coraggio di andare all’attacco.
Dal 1894 il Corpo dei Carabinieri ha una
sua bandiera, simbolo dell'unità nazionale, che per la prima volta fu portata
in battaglia proprio nel combattimento di Podgora.
Nel 1920 è Stata conferita la medaglia
d'oro al valor militare alla Bandiera dei Carabinieri, grande esempio di
eroismo, abnegazione e assolvimento del dovere da parte dei Carabinieri.
L’Italia
ripudia la guerra, come recita la nostra Costituzione del 1948, e per questo i
Carabinieri continuano ad essere presenti in paesi esteri a protezione di
popolazioni vessate da governi antidemocratici.
Hanno
operato in Palestina negli anni ‘90, nei Balcani, nell'ex-Jugoslavia nel corso
dell’ ultima tremenda guerra civile, spesso con compiti di polizia
internazionale, e in Iraq dove, a Nassiriya, nel 2003, diversi Carabinieri
rimasero uccisi durante un attentato dinamitardo alla loro base. Tale impresa
criminosa costò l'eroico sacrificio del Carabiniere Andrea Filippa che,
nell’intento di sventare il colpo, riuscì a fermare i due attentatori presenti sul
camion e intenzionati a entrare nella base per uccidere tutti i presenti.
A memoria
dei caduti della Grande Guerra e di tutti coloro che si sono sacrificati in
nome di alti ideali, restano gli alberi nel viale, che paiono rinnovare, nelle
giornate autunnali, con la caduta delle loro foglie, le lacrime dei nostri
Caduti che mormorano una preghiera alla Virgo Fidelis.
Nella
certezza che non esiste inverno senza primavera, né notte senza mattina, questi
alberi al contempo evocano la rinascita dell'uomo a nuova vita , con le parole
del poeta Ungaretti: “M'illumino d' immenso”.
Sara Raffa
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