TEMA
- 1915-2015: centenario dell’ingresso
dell’Italia nella Grande Guerra.
Testimonianza della dedizione e del sacrificio profusi nel corso
della Prima Guerra Mondiale, è la motivazione della 1ª Medaglia d’Oro al Valor
Militare di cui fu insignita il 5 giugno 1920 la Bandiera dell’Arma (motivo per
cui la Festa dell’Arma si celebra sotto questa data): “Rinnovellò le sue più
fiere tradizioni con innumerevoli prove di tenace attaccamento al dovere e di
fulgido eroismo, dando validissimo contributo alla radiosa vittoria delle armi
d’Italia”.
Approfondisci con una ricerca ed esponi gli eventi bellici che
più ti hanno colpito di quei terribili anni; commenta con tue riflessioni sia
questi, che il gravoso ruolo svolto dai Carabinieri, i quali, oltre
all’assolvimento dei compiti tradizionali di mantenimento dell’ordine pubblico
nel Paese, furono impegnati a presidiare le prime linee durante le avanzate
dell’esercito austro-ungarico, ad assistere e organizzare le retrovie sconvolte
dalle colonne di popolazione civile in fuga, a svolgere delicate missioni di
spionaggio e controspionaggio, ad esercitare compiti di polizia militare e ad
eseguire le sentenze dei tribunali contro disertori e traditori.
SVOLGIMENTO
"Morire
, non ripiegare".
Così
Cadorna era solito dire per incitare l’esercito italiano a prove di tenacia ed
eroismo. Quest’ultimo dimostrò subito la comprensione di tali parole.
Il ruolo dell’Arma nella battaglia dei Podgora
è stato, infatti, uno dei più limpidi esempi di caparbio attaccamento al
dovere. Il 19 luglio 1915, a poco meno di due mesi dall’entrata in guerra
dell’Italia, avvenuta il 24 maggio, il II° e il III° Battaglione misero in atto
una straordinaria avanzata “alla baionetta” verso quota 240 del monte Podgora, presidiata dalle trincee
austriache.
Alle
10,45 venne dato l’ordine di assalto e il III° Battaglione dispose le proprie
compagnie su tre successivi allineamenti. Il fuoco nemico, particolarmente
intenso, portò ad un rallentamento della parte centrale della prima linea,
costituita dall’8° Compagnia. Tale rallentamento provocò, inizialmente, un
parziale arresto della 7° Compagnia, che costituiva la seconda linea, tuttavia
quest’ultima riuscì, con un movimento molto ardito, a scavalcare il reparto che
la precedeva e a raggiungere i reticolati nemici.
In
quest’azione straordinaria perse la vita, tra gli altri, il Capitan Losco, primo ufficiale dei Carabinieri a
trovare “gloriosa” morte in battaglia nella Grande Guerra.
Anche
la 9° Compagnia, insieme al II° Battaglione, con gran coraggio, riuscì a
raggiungere i reticolati, dove l’esercito italiano, malgrado l’intensità del
fuoco austriaco, consolidò le proprie posizioni.
Questo
assalto dimostrò l’eccezionale valore dei Carabinieri, i quali, come scrisse il
Comandante della Brigata Pistoia, “stettero saldi ed impavidi sotto la tempesta
di piombo e ferro che imperversava da ogni parte”.
Nel
corso dei quattro lunghi anni di conflitto, l’esercito italiano non visse
unicamente giornate di gloria, ma anche grandi sconfitte. La disfatta più
importante si verificò tra il 24 ottobre e il 12 novembre 1917 e passò alla
storia come battaglia di Caporetto.
Con
la crisi della Russia dovuta alla rivoluzione socialista, l’esercito austro-ungarico
poté trasferire numerose truppe dal fronte orientale a quello italiano. Alle 2
del 24 ottobre i soldati nemici iniziarono il loro assalto, cogliendo
tatticamente impreparato il Comando italiano, che fu costretto nei giorni
successivi ad ordinare la ritirata prima verso il Tagliamento, poi fino al
Piave.
Fu
proprio in quelle tragiche giornate che emerse maggiormente l’opera dei Carabinieri,
che si distinsero in un’azione senza limiti di competenze. Dovettero mantenere
le truppe compatte e, allo stesso tempo,
proteggere l’esodo della popolazione civile.
Particolarmente
gravoso fu tenere a bada gli “sbandati”, cioè quei militari che, per paura
oppure perché si sentivano traditi dai superiori, si davano alla fuga, mettendo
a rischio non solo la propria incolumità, ma anche quella dei compagni. Tra i
compiti dell’Arma vi era infatti, anche quello di reprimere i disertori, ma
normalmente intervenivamo dopo una sentenza del Tribunale. Durante quella
ritirata, però, furono costretti ad agire arbitrariamente, spesso a rischio
della loro stessa vita.
Riuscirono
a controllare la situazione in modo da evitare perdite maggiori e a permettere
una riorganizzazione dell’esercito, che costituì una nuova linea difensiva sul
Piave.
Se è
vero che “la forza si dimostra passando attraverso difficoltà senza
arrendersi”, allora l’Arma deve essere orgogliosa del valore mostrato nella
Prima Guerra Mondiale. L’operato nella Grande Guerra viene ricordato proprio
perché ciascun Carabiniere è fiero di indossare la propria divisa,
testimoniando con le parole e con
l’esempio gli ideali gloriosi che rappresenta.
Trovo,
pertanto, giusto e coerente, che i militari che, ai giorni nostri, si
distinguono in azione eroiche, vengano premiati nel giorno della Festa
dell’Arma , in quanto questa è stata fissata il 5 giugno poiché in questa data
nel 1920 la Bandiera dell’Arma è stata insignita della prima Medaglia d’ Oro al
Valor Militare, in virtù dello straordinario operato nella Grande Guerra.
Alessio
Pignatelli
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